Primo Principio a supporto della filiera del riso in Burkina Faso

La mancanza di accesso alla risorsa idrica è una delle principali cause di malattia e povertà. Per quanto riguarda l’acqua potabile, le Nazioni Unite fissano a 40 litri al giorno il fabbisogno minimo procapite ma nei paesi del Sud del mondo un abitante vive in media con meno di 10 litri al giorno. Allo stesso tempo il consumo medio d’acqua negli Stati Uniti e in Europa è rispettivamente di circa 600 litri ed 200-300 litri a persona al giorno. La disponibilità d’acqua per l’irrigazione è inoltre di fondamentale importanza in quanto l’agricoltura costituisce , in Europa come in Africa, il principale settore di utilizzo dell’acqua. Il Gruppo Acqua della Cooperativa Primo Principio è formato da quattro ingegneri con competenze in idraulica, cartografia e gestione dei processi naturali e offre professionalità specifiche nel campo della gestione e pianificazione delle risorse idriche e del territorio.

Nell’ambito del progetto Appui au renforcement des capacités techniques et organisationnelles des acteurs de la filière rizicole dans les plaines aménagées de Boulbi et de Mogtedo au Burkina Faso(“Supporto alle capacità tecniche e organizzative degli attori della filiera riso nelle piane risicole di Boulbi e Mogtedo in Burkina Faso”)(2012-2014) finanziato dalla Cooperazione Svizzera e coordinato dall’Ong CISV, il Gruppo Acqua, in collaborazione con i partner locali, svolge attività di studio dello stato di erosione dei suoli, di pianificazione di interventi di gestione integrata delle risorse idriche, di controllo dei cantieri e valutazione delle opere antierosive realizzate. Il contesto è quello di un paese in cui la forte crescita della produzione risicola non è comunque in grado di soddisfare la domanda. Nel 2010 il Burkina Faso ha importato circa 250.000 tonnellate a fronte di una produzione nazionale di circa 270.000 tonnellate e la domanda di riso cresce di circa il 6% all’anno. La ritenuta artificiale di Mogtedo, uno dei siti di intervento del progetto a valle del quale si trova un’importante zona di produzione risicola, al tempo della costruzione della diga (foto a destra) era in grado di stoccare circa 6 milioni di metri cubi d’acqua. In circa 50 anni l’effetto combinato dell’erosione dei suoli e del trasporto solido da parte dei corsi d’acqua che alimentano il lago artificiale ne ha dimezzato il volume.

L’obiettivo di questo progetto, parallelamente all’appoggio alla produzione risicola attraverso una serie di azioni a beneficio della cooperativa dei produttori, è che i partner locali conoscano i processi naturali in atto sul loro territorio ed acquisiscano le competenze per poterli gestire in maniera autonoma e sostenibile. Abbiamo fatto due chiacchiere con Velio Coviello e Paolo Vezza, componenti del Water Group attualmente in missione in Burkina Faso.

Qual è l’importanza di una sapiente gestione delle acque in contesti critici come quello di cui ci hai parlato?OLYMPUS DIGITAL CAMERA
A valle del barrage di Mogtedo si trova una piana risicola di 110 ettari che assicura una produzione di circa 1000 tonnellate di riso all’anno. Nella sola filiera risicola, a Mogtedo lavorano circa 500 persone che assicurano il sostentamento di altrettante famiglie. Inoltre, tutto intorno alla ritenuta idrica almeno altri 1000 coltivatori producono prodotti orticoli. Con l’insabbiamento del barrage la disponibilità d’acqua diminuisce, allo stesso tempo la produzione agricola è in costante aumento e di conseguenza la competizione per l’accaparramento della risorsa idrica in aumento. Questi numeri e queste dinamiche rendono evidente l’importanza di una corretta gestione dell’acqua.

Con quali attori locali avete rapporti? Qual è il loro atteggiamento?
Lavoriamo con il cadre de concertation di Mogtedo che è una struttura che riunisce tutti gli utilizzatori e gli attori coinvolti nella gestione della risorsa idrica (risicoltori, orticoltori, allevatori, responsabili dell’irrigazione, etc.). Questa struttura è formalmente associata al progetto e partecipa direttamente attraverso dei suoi rappresentanti nella scelta dei siti dove intervenire con la realizzazione delle opere antierosive. Una volta identificate le sezioni del corso d’acqua dove intervenire, il lavoro consiste nello scavo di una trincea nel terreno nella posa di gabbioni in ferro che vengono riempiti di pietre. L’obiettivo di queste opere è duplice, da un lato servono a diminuire la velocità dell’acqua e quindi la capacità di trasporto di materiale solido verso valle, dall’altro proteggono le zone circostanti dall’erosione. All’inizio non è stato facile coinvolgere queste persone in un lavoro che non aveva niente a che fare con il loro mestiere di produttori agricoli…
Quali sono le principali sfide (e difficoltà) del progetto?
La principale sfida corrisponde alla principale difficoltà ossia fare in modo che gli attori locali coinvolti acquisiscano un buon livello di consapevolezza delle processi naturali in atto a scala di bacino. Il principale responsabile dell’insabbiamento di ritenute artificiali come quello di Mogtedo infatti è l’effetto combinato del trasporto di materiale solido da parte dei corsi d’acqua con la forte erosione (foto a sinistra) che interessa soprattutto la parte alta dei bacini. Non è evidente che i produttori di riso, che risiedono in prossimità del barrage, conoscano questi fenomeni. Anzi, in gran parte identificano come responsabili i produttori orticoli che occupano le terre attorno alla ritenuta idrica, sostenendo che con la movimentazione della terra questi ne provochino l’insabbiamento.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAQual è il ruolo delle cooperative agricole?

La cooperativa dei produttori di riso di Mogtedo ha un ruolo centrale nel progetto in quanto associa più di 300 produttori, è rappresentata nel cadre de concertation ed ha beneficiato di altre azioni come la costruzione del magazzino di stoccaggio e del centro di trasformazione del riso.

A che punto si trova il progetto? Quali sono le vostre impressioni in merito alla sua riuscita? Quali gli scenari futuri per la zona?
Il progetto si avvia alla fine, restano ancora circa otto mesi nel corso dei quali saranno completate le attività ancora in corso. Siamo decisamente soddisfatti del coinvolgimento degli attori locali e del lavoro svolto finora. La costruzione delle opere antierosive richiede un grande sforzo fisico ma anche una discreta capacità progettuale, il fatto che i lavori sino stati sostanzialmente tutti conclusi è decisamente un successo. Ci sarebbe comunque ancora molto da fare, in primo luogo questo tipo di opere funziona bene se ne vengono realizzate un numero consistente e se vengono mantenute quindi sarebbe importante poter continuare a seguire questo sito. Inoltre, la diga di Mogtedo necessiterebbe di importanti interventi di sistemazione idraulica che al momento non sono previsti dal progetto. In questi ultimi giorni stiamo iniziando a preparare nuove proposte progettuali per continuare il lavoro, i buoni risultati di questo progetto ci fanno ben sperare per il futuro.

 

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